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Uno dei momenti più significativi quest’anno, per me, a Casa Memoria, è stato accogliere gli studenti della scuola di Cinisi e raccontare loro la storia di Peppino. Per me che ho vissuto in una famiglia e in una realtà che, per svariati motivi, spesso si è sentita avulsa dal contesto cittadino, che non si è spesso sentita supportata o capita e ho vissuto accanto a una donna, mia nonna Felicia, che di questo ha sempre sofferto, è stato un grande traguardo.

È innegabile che di cose ne siano cambiate tante e che nei confronti della storia di Peppino e di Casa Memoria sia maturato un atteggiamento diverso rispetto ad anni in cui era molto più doloroso scontrarsi con il pregiudizio, con la ritrosia, lo scetticismo e con buona dose di ostilità. Per fortuna, però, negli anni, di passi ne sono stati fatti tanti e segni di avvicinamento, di abbattimento di questi muri immaginari che spesso ci hanno separato sono tangibili, a partire dal coinvolgimento delle realtà locali, delle associazioni e soprattutto della scuola, che in questi ultimi anni ha aperto un dialogo fondamentale, per noi, con la nostra storia, ma anche da parte dei singoli cittadini.

Fino a qualche tempo fa non avrei nemmeno immaginato, ad esempio, che una delegazione di bambini delle elementari, spinti da uno di loro, (il grande) Pietro Titone, potesse decidere spontaneamente di avvicinarsi alla nostra realtà, di voler iniziare un progetto con noi, di volersi fare carico della storia di Peppino, anche accogliendo i visitatori a cui raccontano con grande impegno e serietà la storia di Peppino.

La serata che si è svolta al Cine Alba, lo scorso 6 novembre, è frutto e sintomo di questo percorso, ed è stato un momento molto intenso e molto importante per me e per chi è coinvolto nel processo di memoria della storia di Peppino e Felicia. Abbiamo assistito al corto “Mai più solo”(tug of war)”, diretto dal regista Totò Galati, ma ideato, realizzato e interpretato dagli studenti dell’Istituto Comprensivo della scuola di Cinisi, grazie ai fondi del progetto cinelab, finanziato dal Miur. L’idea di voler incentrare il corto sulla storia di Peppino, è partita principalmente dalla preside Benedetta Bartolotta, che dal suo insediamento si è mostrata aperta a una collaborazione con Casa Memoria e con l’associazione Peppino Impastato, attraverso diversi progetti e che ha portato anche alla partecipazione della scuola al corteo del 9 maggio e quest’ anno anche al casolare dove è stato ucciso Peppino. Ma sono stati soprattutto i ragazzi a lavorarci, dopo essersi documentati, dopo aver incontrato i compagni di Peppino e conosciuto la realtà di Casa Memoria, a dare vita a questo encomiabile lavoro, che ha visto la storia di Peppino proiettata ai giorni nostri. I ragazzi hanno di scelto rendere Peppino “uno di loro”, un giovane ragazzo contemporaneo che si trova a dover affrontare tematiche e situazioni che vivono oggi i nostri ragazzi, dal bullismo, all’emarginazione, dalla tutela dell’ambiente, alla necessità impellente di creare una forza collettiva, un potere comunitario in grado di vincere le ingiustizie e le brutture dei nostri tempi. Sono pertanto riusciti a riprodurre tanti dei temi cari a Peppino e al centro delle sue battaglie, come la necessità di utilizzare la comunicazione come strumento di denuncia e di lotta.

Per me è stato un momento molto importante e molto emozionante.

Per questo più dei complimenti, meritatissimi, per l’impegno e l’evidente passione che sono riusciti a trasporre in questo prodotto, per me è fondamentale ringraziarli, ringraziare quanti si sono spesi per portarlo al termine, in modo particolare docenti e genitori di questi ragazzi che hanno dimostrato, accompagnandoli, di accogliere questo dialogo da noi sempre auspicato.

Io sono convinta che oggi la sua storia e la sua memoria, a distanza di 41 anni, siano veicolo di messaggi positivi soprattutto per le nuove generazioni, dalla lotta alla mafia e alla corruzione, dall’uguaglianza, alla giustizia sociale, dalla difesa del territorio, all’idea della cultura come strumento di libertà e riscatto sociale. Se i ragazzi della scuola di Cinisi si sono avvicinati alla storia di Peppino, che fa parte della storia del loro paese e che quindi è un po’ lo loro storia, anche attraverso questa piccola, ma importante esperienza cinematografica, ne saranno certamente usciti arricchiti.

Peppino in fondo era solo un ragazzo, un ragazzo come me, come loro, che amava profondamente la sua terra e il suo paese, per questo non hai mai accettato di vederlo alla mercé del potere mafioso.

Sono certa che questo sarà solo un altro passo di tanti che percorreremo insieme e che farà bene ai ragazzi, aiutandoli a prendere coscienza di una parte della loro storia, ma soprattutto a noi, a sentirci meno soli.

Luisa Impastato

Foto di Giovanni Cassarà (da Facebook)

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