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Come Casa Memoria ci uniamo ai tanti che stanno dando solidarietà con manifestazioni, iniziative o con semplici con gesti di civiltà, a Liliana Segre, testimone attiva della memoria dell’Olocausto e per questo vittima degli attacchi antisemiti, fascisti e dell’odio sui social. 

Liliana Segre è nata a Milano il 10 settembre 1930 in una famiglia ebraica. Viveva col padre ed i nonni, la mamma era morta quando non aveva nemmeno un anno. La sua famiglia era laica, infatti la consapevolezza del suo essere ebrea avviene solo in seguito alle leggi razziali fasciste del 1938, volute da Mussolini. Iniziano le persecuzioni, viene espulsa dalla scuola, è costretta a nascondersi da amici di famiglia, fugge a Lugano insieme al padre e due cugini, ma vengono respinti dalle autorità della Svizzera. A soli tredici anni viene arrestata ed incarcerata per quaranta giorni a Varese, Como e San Vittore; il 30 gennaio 1944, consegnata alle SS, venne deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove fu subito separata dal padre, morto pochi mesi dopo. Anche i nonni furono uccisi ad Auschwitz. Nel gennaio del 1945, dopo l’evacuazione del campo, affrontò la “marcia della morte” verso la Germania. Venne liberata dall’Armata Rossa il primo maggio 1945 dal campo di Malchow. Liliana fu tra i venticinque sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz. Dopo la liberazione ha vissuto con gli zii ed i nonni materni, non riuscendo per molti anni a raccontare la propria storia. Nel 1948 conobbe Alfredo Belli Paci, cattolico, reduce dai campi di concentramento nazisti per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. I due si sono sposati nel 1951 ed hanno avuto tre figli.

Liliana Segre è stata nominata Senatrice a vita il 19 gennaio 2018 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oggi ha 89 anni. Dopo molti anni di silenzio, quando è diventata nonna, è riuscita a trasformare il grande dolore subito nella propria infanzia in un messaggio di memoria per tutti, contro ogni forma di discriminazione. Nonostante l’età, continua ad andare dove la invitano a parlare della Shoah, è stata in tantissime scuole, incontrando migliaia di ragazzi a cui ha offerto la propria preziosa testimonianza. Malgrado abbia subito delle violenze atroci durante l’infanzia, ha affermato di “non dimenticare, ma non odiare nessuno, perché l’odio è un sentimento degradante”.

Liliana Segre, testimone di una verità dolorosa che molti preferiscono cancellare, quotidianamente è colpita da insulti e minacce sui social network. E’ stata la prima firmataria al Senato per la creazione di una Commissione parlamentare “per il contrasto ai fenomeni dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo e dell’istigazione all’odio e alla violenza”. La Commissione è stata istituita il 31 ottobre del 2019 con l’astensione di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia; i senatori del centrodestra sono rimasti in silenzio durante l’applauso nell’aula di Palazzo Madama.

Alla Segre da allora non sono più arrivati solo gli attacchi dei così detti haters, sono apparsi striscioni di Forza Nuova in occasione di sue uscite pubbliche a Milano e minacce più concrete che, su segnalazione della prefettura di Milano, hanno portato l’UCIS (ufficio centrale interforze per la sicurezza personale), un ufficio del ministero dell’Interno, ad assegnarle una scorta composta da due carabinieri, una tutela che non è  un privilegio, è una necessità che però rende sicuramente più complicata la vita di chi la ottiene.

Anche l’assegnazione della scorta ha suscitato numerose polemiche che si sono unite a quelle di chi non ha visto con favore la nascita della Commissione contro l’odio. 

In realtà le polemiche nascono da un clima costante di campagna elettorale e di scontro politico. C’è una parte dell’Italia che sceglie di mettere al centro l’odio, il razzismo e far leva sulle paure, creando un disprezzo continuo nei confronti di chi è il più emarginato dalla società e trovando come capro espiatorio di tutti i problemi della nazione gli immigrati. In questa situazione, il racconto di cosa hanno potuto significare nella storia le discriminazioni razziali, dà fastidio. Liliana Segre si è anche schierata dalla parte di chi accoglie gli immigrati affermando: «La politica che investe nell’odio è sempre una medaglia a due facce che incendia anche gli animi di chi vive con rabbia e disperazione il disagio dovuto alla crisi e questo è pericoloso. A me hanno insegnato che chi salva una vita salva il mondo intero, l’accoglienza rende più saggia e umana la nostra società»

Difendiamo e solidarizziamo con Liliana Segre, una donna che come Mamma Felicia ha fatto del suo dolore un messaggio per tutti, soprattutto per i giovani, che si è resa testimone della verità e che fa della memoria un mezzo per costruire un futuro migliore.

Evelin Costa

Casa Memoria

foto da internet

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