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Venerdi scorso abbiamo organizzato come Casa Memoria un’ interessante dibattito sulla produzione locale, sulle autoproduzioni e sulla cultura contadina come trasmissione di valori, sono emerse delle riflessioni molto interessanti come la riconquista di esperienze sensoriali ormai perse di fronte ad un cibo bello alla vista ma privo di sapore e odore, imballato in involucri di plastica che aumentano a dismisura l’impatto ambientale.

Per non parlare delle relazioni che si sono perse tra la gente e della mancanza di fiducia con il produttore dove l’unica garanzia è rimasta la pubblicita che ci assicura la genuinità e la provenienza italiana del prodotto ma che in realtà non dice nulla sulla provenienza delle materia prime, dove e come viene trasformato e dove imballato.

A proposito di ciò vogliamo pubblicare un messaggio inviatoci qualche giorno fa sulla nostra posta elettronica da una signora, cliente del negozio-pizzeria Impastato, che da una chiaccherata con Giovanni Impastato è tornata indietro nel tempo ricordando con un po’ di malinconia esperienze piacevoli vissute in quel luogo ma che difficilmente possono ripetersi.

Il nostro auspicio è che si ritorni a rivivere quei momenti. 

 

“Da 45 anni trascorro le vacanze estive tra Marina di Cinisi e Villa Grazia di Carini. Quanti ricordi davanti a questo esercizio commerciale. Questa mattina con Giovanni Impastato ci siamo soffermati a pensare a quanto tempo fa risale la nostra conoscenza e la frequentazione del suo negozio di alimentari. Torno indietro nel tempo, di qualche decennio e mi ritrovo nel suo rustico locale, molto grande, di un fascino particolare. Entrando ci si trovava di fronte un alto e lungo bancone in legno, sul quale facevano bella mostra dei formaggi tipici siciliani, dal caciocavallo piccante al buon primo sale o tuma e l’immancabile pecorino. Dietro al bancone una madia, una lunga cassapanca rettangolare in legno che custodiva il profumatissimo pane caldo e insieme al pane arrivavano delle grandi teglie rettangolari di pizza e sfincione e se non si arrivava all’orario giusto si doveva rinunciare a quelle profumate e invitanti porzioni di prelibatezze appena sfornate. Entrando sulla destra c’erano delle grandi botti, dalle quali si stillava del buonissimo vino rosso e bianco, a noi piaceva moltissimo il vino che qui chiamano “Alto grado” e ne facevamo sempre una scorta prima di tornare in città.

C’era anche uno spazio dedicato alla vendita di alcuni quotidiani e si respirava un’atmosfera casalinga, ricca di odori, di sapori e sensazioni difficili da dimenticare. Era una delle nostre mete giornaliere, lì ci si incontrava spesso con amici o conoscenti intrattenendosi piacevolmente a chiacchierare. Nello spazio antistante il negozio c’erano dei tavolini quasi sempre occupati da automobilisti o camionisti che si fermavano per riposare e consumare qualcosa. Durante questo lungo periodo, da villeggianti estivi, che va dagli anni 70 ad oggi , purtroppo abbiamo vissuto anche la triste esperienza della tragica perdita di Peppino, ragazzo coraggioso e orgoglio di tutti noi siciliani. Qualche volta capitava di incontrare la Signora Felicia, che custodendo nel cuore la terribile ferita per la tragica perdita del figlio, non mancava di regalare ai clienti un gentile indimenticabile sorriso. Personalmente avrei avuto voglia di abbracciarla per dimostrarle tutta la mia solidarietà per ciò che aveva subito. Ho pensato, oggi, in occasione di questo incontro a quanto sia cambiata la vita durante questi lunghi o brevi, a seconda come si voglia pensare, anni trascorsi.

Si sono persi gli odori i sapori e anche le immagini legate a quel tipo di conduzione familiare, tutto ciò che è impossibile ritrovare in un grosso e dispersivo centro commerciale, dove mancano di sicuro tutte quelle relazioni umane di cui accennavo, l’atmosfera che si respirava nella piccola ma per certi versi grande realtà creatasi nello spaccio dei signori Impastato!

Giuliana Zanasi Bongiorno{jcomments on}