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Carissimi compagne e compagni, amiche e amici sono trascorsi 40 anni ormai dalla morte di Peppino. questo anniversario sancisce una tappa importante nel nostro impegno. D’ora in poi diventa sempre difficile e faticoso portare avanti la nostra promessa nel fare memoria riguardo Peppino e la sua storia. Arrivare al quarantunesimo anniversario significa impegnarsi per altri 10 anni fino al cinquantesimo. Il tempo trascorre, l’età avanza ma questo non ci impedisce di continuare.

La nostra strategia in questi anni ha funzionato e ci ha permesso di ottenere risultati più che rari nella storia del nostro paese: abbiamo ottenuto giustizia per la morte di Peppino, abbiamo ottenuto la relazione della commissione parlamentare di inchiesta sui depistaggi, siamo riusciti a rivalutare la figura di Peppino e a presentarlo al mondo come chi era, un militante comunista, un uomo di valori, un attivista che nei suoi 30 anni di vita ha dimostrato la sua coerenza, la sua genialità e la verità di ciò in cui credeva. Questi anni non sono stati affatto semplici. Abbiamo affrontato l’isolamento, le minacce, l’indifferenza e i tentativi di coloro che volevano strumentalizzare la figura di Peppino. Con molta attenzione abbiamo affrontato ogni difficoltà mantenendo il passo.

Non dobbiamo dimenticare quanto successo a Ponteranica dove abbiamo lottato e reagito alla cancellazione del nome di Peppino dalla biblioteca comunale, non dobbiamo dimenticare il nostro lavoro nel sottrarre Peppino dalla strumentalizzazione dei fascisti, non dobbiamo dimenticare i nostri progetti a livello locale, nazionale e internazionale e il nostro impegno nelle scuole e per i più giovani. Abbiamo sviluppato nel tempo la consapevolezza dell’importanza nel coinvolgimento delle nuove generazioni e del lavoro per sostenerli nel far crescere in loro una coscienza civile e politica, ciò che nella cosiddetta politica nazionale dei partiti e delle istituzioni non è stato fatto.

Oggi Casa memoria è un’entità nazionale gestita e curata da giovani di Cinisi e non solo che hanno conosciuto la necessità di prendersi le proprie responsabilità e di impegnarsi nel sociale. A loro va il mio ringraziamento e il mio riconoscimento. Oggi viviamo un momento quanto mai difficile nella politica nazionale dove ormai è chiaro il vuoto che in questi anni è stato scavato nella coscienza civile e sociale di ogni singolo cittadino che è dimostrato dal voto irresponsabile e dall’incapacità dei partiti di dare una guida al nostro paese. Ormai parliamo di contratti tra partiti e ogni tipo di valore e ogni tipo di ideale è totalmente scomparso dalla contrattazione partitica. Osserviamo esclusivamente giochi di potere, manifestazioni di odio ed intolleranza dove chi ottiene più voti è colui che urla di più è che incita maggiormente e istiga alla violenza e a soprusi nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, come possono essere ad esempio migranti. Ma il risultato peggiore è il totale sfascio della sinistra che paga le conseguenze dell’aver rinunciato alla sua cultura, alla sua memoria per farsi coinvolgere dalle lobby e dai palazzi del potere, dimenticandosi totalmente della sua base. Niente è stato recepito di quanto ci hanno lasciato Gramsci e Pasolini o anche Peppino con il loro libero pensiero. In vita tutti loro sono stati allontanati dagli ambienti della sinistra cui pure facevano riferimento e proprio da questo punto dovrebbe partire una seria riflessione politica. Questo dovrebbe chiamare in causa ognuno di noi in quanto cittadino e farci interrogare su cosa siamo diventati, su cosa è diventato il popolo italiano, su cosa è diventato il nostro paese. Porsi queste domande è necessario prima che sia troppo tardi. Quello che è stato non è detto che non possa ritornare. Il fascismo non è stato cancellato e rischiamo ogni giorno di più di trovarci in una condizione dove ogni diritto personale e democratico venga definitivamente cancellato.

Quindi il mio vuole essere un appello ad ognuno di noi di fronte all’incapacità dei partiti e delle istituzioni di esprimere una vera politica che sia attenta ai bisogni di tutti e ai diritti di tutti. Dobbiamo prenderci il nostro pezzo di responsabilità chiedendoci se abbiamo fatto abbastanza. Dobbiamo prenderci cura del nostro piccolo pezzo di eredità lasciato da Peppino, dalla resistenza antifascista, dai movimenti del ’68 e da tutti coloro che hanno anche sacrificato la propria vita per difendere quei diritti di cui oggi godiamo. Questi diritti potrebbero non avere vita lunga e soprattutto non sono scontati.

Se c’è una cosa che la mia famiglia, che io e mia madre abbiamo dimostrato è che a volte è necessario rompere con la propria appartenenza, che a volte è necessario rifiutare la soluzione più semplice, che a volte è necessario imboccare la strada più difficile, che a volte è fondamentale e vitale scegliere la fatica di portare avanti il proprio impegno civile, ognuno di noi da solo e con gli altri, ciascuno per il rispetto e l’amore degli altri ma anche di sé stesso. Questi 40 anni trascorsi lo dimostrano: la sofferenza, la morte non sono il peggio che possa capitare se sono accompagnati dalla vita, dal lavoro di memoria, dalla coscienza civile, dal desiderio di costruire una comunità dove ciascuno possa vivere serenamente riconosciuto nei suoi diritti, nelle sue differenze. Una comunità dove possa esistere finalmente la giustizia sociale. Ma ciò non avverrà fin quando ciascuno di noi non si sentirà pienamente coinvolto, responsabile e chiamato in prima persona.

Ciò che faremo nei prossimi anni sarà costruire nuove reti, creare nuove occasioni di crescita, di impegno e di conquista dei diritti soprattutto per le nuove generazioni. Vogliamo rivelare loro l’importanza di ciò che rischiano di perdere definitivamente, svelare loro l’importanza della conquista quotidiana dei diritti, una conquista che è individuale e collettiva allo stesso tempo. Continueremo a disegnare nuovi percorsi e nuove strade laddove gli altri cercano di cancellare le tracce e di costruire i muri.

Ogni 9 maggio sarà occasione per noi e per tutti coloro che si prodigano nel sociale per fare un bilancio rispetto ai nostri progetti e ai nostri interventi e soprattutto per ritrovarci tra noi, per costruire dal basso quel tipo di comunità in cui crediamo. Dobbiamo capire finalmente che i diritti non sono individuali ma collettivi. E quindi la lotta per ottenerli non può che essere comune. Dobbiamo farla assieme. Le nostre porte cosi come aveva voluto mia madre continuano ad essere aperte. E lo dico soprattutto ai giovani. A voi la parola, a voi le azioni. A voi la nostra fiducia. Vi abbiamo consegnato la storia e la memoria di Peppino. Sappiate farvene eredi. Sappiate farne buon uso. Fatela vivere con voi e fatene spunto per il vostro lavoro.

Grazie

Giovanni Impastato

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