Quello che si sta delineando attualmente è un nuovo Medioevo oscurantista. Diritti acquisiti dopo anni di lotte sono messi in discussione. C’è un attacco costante nei confronti di donne, LGBTQI, e di tutte quelle persone che tentano di vivere le proprie scelte senza subire discriminazioni o repressione.

Atti di bullismo o violenza vengono quotidianamente perpetrati nei confronti di omosessuali, la cultura patriarcale alimenta le violenze sulle donne, si passa dalla vittimizzazione, alla morbosità, fino a un clima di criminalizzazione: le donne vittime di stupro, violenza domestica o femminicidio, di sovente accusate di aver provocato l’uomo, sono colpite doppiamente.

Hanno fatto discutere in questi giorni sentenze come quella della corte di appello di Bologna che, concedendo le attenuanti, ha dimezzato la condanna nei confronti di un uomo che ha ucciso la compagna perché in preda a “tempesta emotiva”, o la sentenza della corte di appello di Messina che ha annullato il risarcimento, richiesto in primo grado ai magistrati accusati di negligenze, nei confronti degli orfani di una donna uccisa dal marito dopo averlo denunciato per 12 volte, perché come sentenziato, a nulla sarebbe valso l’intervento di magistrati e forze dell’ordine contro l’intento criminale dell’uomo, stabilendo di fatto che denunciare non serva a nulla. C’è stato anche il caso di una ragazza che ha subito uno stupro di gruppo, i suoi aguzzini sono stati scarcerati, una seconda violenza da parte dello Stato che sembra non averle creduto.

E’ di questi tempi anche il ddl Pillon per la riforma del diritto di famiglia. Simone Pillon, promotore del Family day, eletto al Senato con la lega, ha proposto un decreto che mira a smantellare la legge sul divorzio. Mettendo in discussione il mantenimento, scoraggia le donne più svantaggiate a richiedere la separazione o a denunciare i maltrattamenti per la paura di rimanere senza risorse o di avere sottratti i propri figli. Il decreto, che sembrava una risposta in sostegno ai padri separati costretti a vivere in indigenza dopo il divorzio, rende invece più costoso quest’ultimo, perché prevede l’obbligo di una figura di mediatore a pagamento, imposto anche nei casi di violenze domestiche. Cambia la regolamentazione dell’affido, i figli devono avere due domicili in cui dovranno vivere per 12 giorni al mese, causando ulteriori instabilità nei minori che già subiscono la separazione. Fa da sfondo a tutto questo “l’alienazione parentale”, l’idea che esista una presunta manipolazione psichica che uno dei due genitori separati possa operare nei confronti dei figli con lo scopo di creare un rifiuto verso l’altro, quindi un genitore maltrattante potrebbe attribuire all’altro di aver provocato false accuse di violenza nei suoi confronti e quindi di aver manipolato il figlio. Questi cambiamenti hanno lo scopo di rendere più complicato l’iter del divorzio, con l’intento di proteggere la “famiglia tradizionale”, anche quando questa, come molti casi di cronaca raccontano, produce violenza e sopraffazione.

E’ cominciato il Congresso Mondiale delle famiglie (World Congress of families, WCF) che quest’anno si svolge a Verona dal 29 al 31 Marzo e si concluderà con la “marcia per la famiglia”. Un evento che, come gli stessi organizzatori affermano, “ha l’obiettivo di unire e far collaborare leader, organizzazioni e famiglie per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società.”. Una manifestazione che si svolge con il supporto del vice premier Matteo Salvini, del ministro della famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana, del governatore della Regione Veneto Luca Zaia e del sindaco di Verona Federico Sboarina.

Sotto il WCF si riconoscono gruppi omofobi e antiabortisti di tutto il mondo, destre cristiane, aree dell’estrema destra, le destre populiste europee e la Russia di Putin.

L’organizzazione ha sostenuto ad esempio la legge russa detta anche “legge anti-gay” del 2013 e la legge contro le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso.

Tra i relatori, personaggi che, affermando di difendere la famiglia così detta naturale (uomo e donna uniti dal vincolo matrimoniale), in realtà difendono il dominio patriarcale ed i rigidi ruoli di genere, secondo cui “gli uomini sono i capi della famiglia e le donne le loro aiutanti e le fattrici dei loro figli”. Molti di loro hanno espresso posizioni discriminatorie e offensive contro quelli che vengono considerati “i nemici di una società moralmente fondata: il divorzio, l’omosessualità e le donne” che, con le loro lotte per i diritti, avrebbero procurato il calo demografico. L’arciprete Dmitri Smirnoff ad esempio ha paragonato l’omosessualità ad una “peste, perché è contagiosa”. La scrittrice Silvana De Mari ha collegato l’omosessualità alle iniziazioni sataniche, Igor Dodon, presidente moldavo, ha affermato di “non essere il presidente degli omosessuali, avrebbero dovuto eleggere il loro”.

Uno dei temi principali di dibattito al WCF è quello della “legge 194 sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, una legge in vigore dal 1978 che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’aborto. La 194, consentendo alla donna, nei casi previsti dalla legge, di ricorrere all’interruzione di gravidanza in una struttura pubblica, ha salvato la vita a centinaia di donne che prima ricorrevano agli aborti clandestini, ha permesso un controllo di un fenomeno fino ad allora incontrollabile, ha garantito una maggiore informazione ed ha di fatto prodotto la diminuzione al ricorso agli aborti, tanto che il tasso abortivo in Italia è uno dei più bassi tra i paesi occidentali.

Massimo Gandolfini, uno dei principali esponenti dei pro-life italiani, movimento cattolico ultraconservatore di destra, e relatore al congresso, ha affermato che “l’aborto è un omicidio” e che “la legge 194 non aiuta”. Il congresso ha finanziato studi per associare l’aborto (ed anche il non avere figli) ad una maggior incidenza del tumore al seno. All’apertura del WCF sono stati distribuiti alcuni gadget ispirati alla campagna anti-aborto: una riproduzione in gomma di un feto, accompagnato dalla scritta “L’aborto ferma un cuore che batte”. La motivazione di battersi per la difesa della vita sembra essere una scusa dal momento che nei medesimi ambienti ad esempio non prevale la stessa indignazione dinanzi alle tante morti in mare dei migranti, lo scopo reale è solo il voler negare alla donna la possibilità di salvaguardarsi e scegliere sul proprio corpo.

Non è accettabile che vengano messe in discussione tante conquiste che hanno tutelato la salute e la libertà delle donne. Non è accettabile che non vengano rispettati i diritti delle famiglie di fatto, che nulla tolgono alla famiglia tradizionale. Non è accettabile che vengano discriminati gli omosessuali e tanti sono i casi di giovani che si sono suicidati a causa di questo.

Affermare che la famiglia naturale sia sotto attacco è solo una scusa, la paura è solo che avvenga un cambiamento culturale, una paura che concepisce e approva odio e violenza, piuttosto che rispetto, amore e cultura. La famiglia dovrebbe esistere solo dove c’è amore e dove ci si sente sicuri.

Fa anche riflettere il fatto che molti politici italiani che vivono una condizione personale fuori dalla famiglia tradizionale, con figli more uxorio, con più divorzi alle spalle, convivenze etc, sostengano il family day e promuovano il congresso di Verona, ma soprattutto che neghino diritti a tante famiglie di fatto e di conseguenza anche ai minori che vivono all’interno di queste. E’ la tipica ipocrisia di chi, assicurato dal proprio potere, nega agli altri le libertà ed i diritti che concepisce per se stesso, una doppia morale che garantisce principalmente ricchi, bianchi e potenti.

La più grande risposta a tutto ciò è stata la grande mobilitazione contro il patriarcato organizzata dal movimento “Non una di meno” che ha colorato di fucsia e di libertà le strade di Verona e non solo.

Evelin Costa

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