Giuseppe Maniaci - Terrasini

Giuseppe Maniaci - Terrasini

 

Domani, martedì 22 ottobre alle ore 9:00 saranno intitolate tre strade del quartiere Bonagia di Palermo ai sindacalisti di Alia Girolamo Scaccia e Giovanni Castiglione e di Terrasini Giuseppe Maniaci, uccisi dalla mafia. Una iniziativa del Comune di Palermo e della CGIL Palermo, denominata “Vie dei diritti” a cui parteciperà anche il Centro Impastato di Palermo.

 

Già pochi giorni fa, il 14 Ottobre, Umberto Santino Presidente del Centro Impastato è stato presente al ricordo di Giovanni Orcel, dirigente sindacale della Fiom-Cgil che aveva provato a costruire l’unità tra gli operai e i contadini, colpito a morte da un sicario della mafia la sera del 14 ottobre 1920, all’angolo fra corso Vittorio Emanuele e via Collegio del Giusino. La targa era stata posta nel 2007 per volontà di Umberto Santino, della Cgil Sicilia e della Camera del Lavoro di Palermo. Adesso una targa si trova anche all’interno del No Mafia Memorial, nato dal Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato.

 

Domani la via della Capinera sarà intitolata a Girolamo Scaccia e Largo dei Fagiani a Giovanni Castiglione, entrambi sindacalisti del movimento contadino, uccisi barbaramente durante una riunione della Camera del Lavoro ad Alia, il 22 settembre del 1946. A seguire, la via dell’Allodola sarà intitolata a Giuseppe Maniaci, segretario Confederazione Federterra di Terrasini, ucciso il 22 ottobre 1947. Uomini che lottarono per la conquista del lavoro e per l’affermazione dei diritti ormai dimenticati, a cui bisogna tornare a dare dignità, ristabilendo la memoria storica.

Il Centro Impastato ha proposto anche una iniziativa a Terrasini per ricordare Giuseppe Maniaci.

Qui sotto riportiamo la storia di Giuseppe Maniaci, Girolamo Scaccia e Giovanni Castiglione.

Giuseppe Maniaci, segretario Confederterra di Terrasini.

Giuseppe Maniaci era segretario della Confederazione Federterra di Terrasini e dirigente del partito comunista. Venne ucciso a colpi di mitra davanti alla sua casa, in contrada Paternella, a Terrasini, il 25 ottobre del 1947. Aveva 38 anni. Maniaci era contadino, era sposato e aveva un figlioletto di due anni. Era entrato in contatto con ambienti politici nel carcere di Porto Longone, dove era stato detenuto per reati comuni e aveva conosciuto i dirigenti comunisti Scoccimarro e Terracini. Il sindacato e le forze di sinistra denunciarono l’ennesimo delitto politico contro un loro esponente. Ma gli investigatori si orientarono subito verso un’altra direzione, la vendetta privata, escludendo il movente politico. I carabinieri scrissero che Maniaci aveva rubato delle olive in un fondo coltivato ad uliveto di proprietà di un certo Emanuele Badalamenti di Cinisi, che era stato venduto al noto pregiudicato latitante Procopio Di Maggio. E dissero che aveva rubato olive anche in un altro fondo, distante 500 metri, di proprietà degli eredi Ruffino, affittato a Leonardo Vitale e a suo cognato Giuseppe Di Maggio, cugino di Procopio. La tesi non si indebolì mai. E i tre mafiosi sospettati fortemente del delitto non furono neanche denunciati. La Sezione Istruttoria della Corte di Appello di Palermo, per l’omicidio di Giuseppe Maniaci, procedette contro “ignoti”. E il 7 aprile 1948 dichiarò di «non doversi procedere perché ignoti gli autori del reato». Un altro delitto impunito.

Giovanni Castiglione e Girolamo Scaccia, contadini, uccisi nella strage di Alia 22 settembre 1946.

Il 22 settembre del 1946 era in corso una riunione di contadini nella casa a piano terra del segretario della Camera del Lavoro di Alia, Giuseppe Maggio. Scopo dell’incontro era discutere sulla possibilità di occupare i feudi Rigiura e Vaccotto, nelle mani dei gabelloti mafiosi, per assegnarli alle cooperative di contadini, in attuazione dei decreti “Gullo”. All’improvviso, ignoti lanciarono una bomba a mano all’interno della casa. I contadini Girolamo Scaccia, bracciante agricolo di Alia, e Giovanni Castiglione, nato a Comitini, contadino e vice-segretario della lega dei contadini di Alia, morirono sul colpo. Gioacchino Gioiello, di 19 anni, e Filippo Ditta, di 29 anni, furono feriti gravemente, mentre altre cinque persone rimasero ferite lievemente. Il tenente dei carabinieri comunicò che il delitto presumibilmente era stato commesso per odio verso il segretario della Camera del Lavoro. Sulla strada fu trovata la cuffia con tutto il congegno di sicurezza automatico di una bomba a mano tipo “Breda”. L’ordigno, spezzati i vetri senza esplodere, era penetrato all’interno colpendo alla schiena Giovanni Castiglione e uccidendolo all’istante, assieme al suo vicino di destra Girolamo Scaccia, e ferendo, più o meno gravemente, le altre persone. La strage di Alia fu anticipatrice di quella che si sarebbe consumata il 1° maggio 1947 a Portella della Ginestra.

Foto di Giuseppe Maniaci, tratta da internet

 

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