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Durante le giornate del 9 Maggio, in occasione del quarantunesimo anniversario dell’uccisione per mano mafiosa di Peppino, saranno a Cinisi Lirio Abbate, Paolo Borrometi, Sandro Ruotolo, Beppe Giulietti, importanti giornalisti che hanno svolto e continuano a svolgere le loro attività di inchiesta con coraggio e senza mai fermarsi anche di fronte a minacce ed attentati subiti da parte della criminalità organizzata. Giornalisti che raccontano quello che accade nei territori infestati da cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, che svelano i legami tra mafie e politica e che si battono quotidianamente per la libertà di stampa e di informazione.

 

E’ per noi molto importante la loro presenza in queste giornate in cui si ricorderanno le attività di Peppino a Cinisi, un impegno politico di lotta alla mafia ed anche di controinformazione, che raggiunse il suo apice con la fondazione di Radio Aut.

 

Giorno 5 Maggio sarà presentato il libro di Paolo Borrometi “Un morto ogni tanto” in un incontro che avrà come tema il “Diritto all’informazione e libertà di stampa”. Per quest’occasione, insieme agli altri relatori (vedi programma) interverranno anche Sandro Ruotolo e Beppe Giulietti. 

Giorno 8 Maggio mattina durante il Convegno “1979 – Manifestazione nazionale contro la mafia a Cinisi. Quarant’anni dopo” tra i vari relatori avremo anche Lirio Abbate.

 

 Lirio Abbate - International Journalism Festival 2015

LIRIO ABBATEnasce a Castelbuono il 26 febbraio 1971. Inizia la sua attività giornalistica nel 1990 collaborando con il Giornale di Sicilia da Termini Imerese e scrivendo di cronaca nera e giudiziaria. Dal 1997 fa parte della redazione palermitana dell’ANSA. Dal 1998 corrispondente de La Stampa dalla Sicilia fino al 2008. L’11 aprile 2006, durante l’arresto del capomafia latitante Bernardo Provenzano, è l’unico giornalista presente. Nel settembre del 2007 i poliziotti che si occupano della sua protezione sventano un attentato preparato davanti alla sua abitazione a Palermo. Nello stesso anno riceve intimidazioni dal boss stragista Leoluca Bagarella, durante l’udienza di un processo. L’ANSA per questo lo trasferisce a Roma. Riceve la solidarietà dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che lo riceve al Quirinale.

Nel 2009 è inviato de L’Espresso. Nel 2012 con un’inchiesta giornalistica su L’Espresso svela, due anni prima dell’azione giudiziaria, la presenza a Roma di intrecci che sarebbero stati oggetto dell’indagine giudiziaria detta “Mafia Capitale” con “i quattro Re di Roma”, denunciando il potere del clan di Massimo Carminati che per questo motivo inizia a minacciarlo, come risulta dalle intercettazioni effettuate dai carabinieri del Ros. 

Nel 2014 pubblica l’inchiesta “Il business segreto della vendita dei virus che coinvolge aziende e trafficanti”. Scrive nel 2013 un libro sulle donne che in Calabria si ribellano ai boss: Fimmine Ribelli. Scrive il libro La Lista – Il ricatto alla Repubblica di Massimo Carminati, per svelare i retroscena del furto al caveau nella banca della città giudiziaria di Roma. Nel maggio 2014 mette in scena con Pif una rappresentazione teatrale che ironizza sulla mafia e i boss. Autore e conduttore insieme a Peter Gomez della trasmissione televisiva Impronte di mafia su RaiSat Premium. Autore per Radio Rai, ha scritto e raccontato a Wikiradio: Carlo Alberto dalla Chiesa, l’omicidio di Pio La Torre, Rosario Livatino, l’omicidio di Giuseppe Fava, Placido Rizzotto, Joe Petrosino e per gli speciali di Rai RadioTre 23 maggio 1992: l’attentato di Capaci. Un giorno nella storia d’Italia. Ha ideato e scritto per LA7 il docufilm L’uomo Nero – Storia di Massimo Carminati. E per Sky Atalantic ha scritto la docu-serie Barrio Milano.

Il Presidente della Repubblica con motu proprio nel 2015 gli ha conferito l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Nel gennaio 2016 diviene caporedattore responsabile delle sezioni “Inchieste” e “Attualità” de l’Espresso. Dal 29 novembre 2017 è vicedirettore del settimanale. Nel 2016 è stato coordinatore del team che ha realizzato per l’Espresso la piattaforma protetta RegeniLeaks per raccogliere testimonianze di whistleblower sulle torture e le violazioni dei diritti umani, per chiedere giustizia per Giulio Regeni e per tutte le vittime dei servizi di sicurezza egiziani, in collaborazione con l’Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights.

 

 

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PAOLO BORROMETI nasce a Modica il 1º febbraio 1983. Laureato in Giurisprudenza, inizia l’attività giornalistica nel 2010 collaborando con il Giornale di Sicilia, per poi passare a Tv2000, l’Agi ed è direttore della testata giornalistica LaSpia.it. Dal 21 dicembre del 2017 è Presidente di Articolo21.

Il 10 aprile del 2018, nell’ordinanza del Gip di Catania, viene reso pubblico il tentativo di attentato di cosa nostra nei suoi confronti, che doveva essere realizzato dal clan Cappello di Catania su richiesta del clan Giuliano di Pachino. L’attentato ha condotto all’arresto di quattro persone.

Dal primo luglio del 2013 collabora con l’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) per la provincia di Ragusa. Nel settembre del 2013 fonda la testata giornalistica di inchieste online LaSpia.it, in seguito alle notizie pubblicate sul sito riceve minacce dalla criminalità organizzata ragusana e siracusana.

Una sua inchiesta giornalistica, pubblicata sulla testata online, contribuisce allo scioglimento del comune di Scicli per infiltrazioni mafiose.

Il 16 aprile del 2014 viene aggredito da incappucciati, l’aggressione gli provoca una grave menomazione alla mobilità della spalla. Da agosto 2014, a causa delle continue minacce e dopo l’incendio della porta di casa, vive sotto scorta dei Carabinieri. Il Procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, che indaga sulla mafia delle province di Siracusa e Ragusa, nel dicembre del 2017 ha lanciato un ulteriore allarme sui rischi per la vita di Borrometi. Per questa motivazione l’AGI lo trasferisce da Ragusa a Roma. Anche a Roma continua a ricevere pesanti minacce di morte anche sui social network. 

Solidarietà gli è stata espressa dalle più alte cariche dello Stato, dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dall’allora Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso e dall’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni. Il 29 aprile del 2018 Papa Francesco lo ha ricevuto in udienza privata manifestandogli la sua solidarietà.

Altre sue inchieste hanno riguardato il commissariamento per mafia di Italgas (la prima azienda quotata in borsa ad essere oggetto di questo provvedimento da parte del Tribunale di Palermo), il Mercato ortofrutticolo di Vittoria (il più grande del sud Italia), i trasporti su gomma gestiti dai Casalesi dai Mercati Ortofrutticoli. E poi la presenza mafiosa nel sudest siciliano di Cosa Nostra, fino ad un’inchiesta giornalistica sulle “vie della droga dal Porto di Gioia Tauro fino alla provincia di Ragusa” che ha anticipato di qualche settimana la morte di un presunto boss della ‘ndrangheta, Michele Brandimarte, il 14 dicembre del 2014 proprio nella città di Vittoria. Dal 2016 sulla testata giornalistica che dirige pubblica inchieste sulla criminalità mafia siracusana. Alcune inchieste hanno riguardato i rapporti mafia e politica, come nel caso del Comune di Pachino ed Avola, altre le piazze di spaccio a Siracusa città.

E’ editorialista del giornale Il Tempo, di Articolo 21 (liberi di…) e di Libera Informazione. Fa parte del gruppo stampa della Fondazione Caponnetto e della consulta della Legalità della Cgil nazionale. La Cgil gli ha riconosciuto la tessera onoraria al Congresso del 2019, così come la Uil.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con un motu proprio gli ha conferito, il 21 dicembre del 2015, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Il Presidente della Regione Siciliana, a nome del Governo, gli ha conferito, il 15 maggio del 2017, la Medaglia d’oro di benemerenza della Regione Siciliana. L’onorificenza gli è stata riconosciuta con la motivazione ufficiale: “per il coraggio e la determinazione nel portare avanti la professione malgrado le innumerevoli minacce ricevute dalle cosche mafiose del suo territorio”.

 

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BEPPE GIULIETTI 

Giuseppe Giulietti è nato a Roma il 19 ottobre 1953. Giornalista, sindacalista e politico. Attualmente è Presidente della FNSI Federazione nazionale stampa italiana. Entrato in Rai nel 1979 è diventato professionista nel gennaio 1982.

È stato anche inviato de La Domenica Sportiva, e dopo l’aspettativa per i mandati parlamentari ha ripreso servizio nell’azienda radio-televisiva pubblica nel 2013, assegnato alla Testata Giornalistica Regionale di Venezia, sede dove aveva trascorso un decennio a inizio carriera, e dove ha lavorato come redattore ordinario fino al pensionamento (2017). Ha un blog sul sito de Il Fatto Quotidiano.

Ha iniziato la sua attività sindacale come consigliere del Sindacato Giornalisti del Veneto, e Consigliere della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), il sindacato unitario di categoria, di cui è stato vice-segretario; dal 1989 al 1992 è stato segretario dell’USIGRai, il sindacato di base dei giornalisti Rai.

Da sempre impegnato in difesa di una comunicazione libera e trasparente, nel 1986 fu tra i fondatori del Gruppo di Fiesole, laboratorio di idee che ispirò poi la corrente sindacale Autonomia e solidarietà, e nel 2002 dell’associazione Articolo 21, liberi di…, della quale è stato anche portavoce.

Eletto il 16 dicembre 2015 Presidente della FNSI, è stato rieletto il 15 febbraio 2019 per il quadriennio 2019-2023. Deputato dalla dodicesima alla sedicesima legislatura, è diventato parlamentare per la prima volta nel 1994 (indipendente dei Progressisti) ed è stato rieletto per altri quattro mandati, sempre alla Camera, nelle liste del Pds, poi dei Ds infine dell’Italia dei Valori iscrivendosi nei rispettivi gruppi parlamentari; il 29 luglio 2009 ha lasciato il gruppo parlamentare dell’Italia dei Valori per aderire a quello Misto.

Fu fra i sostenitori dei referendum abrogativi del 1995 in materie televisive.

Nei diciannove anni da deputato, ha fatto parte di numerosi organi della Camera, e in particolare delle seguenti Commissioni: Affari Costituzionali; Cultura (poi “Cultura, Scienza e Istruzione”); Giustizia; Istruzione; Commissione Speciale per il riordino del settore radio-televisivo; Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radio-televisivi (la cosiddetta “Commissione Vigilanza RAI”).

 

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SANDRO RUOTOLOnasce a Napoli il 9 luglio 1955. Inizia l’attività giornalistica nel 1974, lavorando per il quotidiano il manifesto, nel 1980 entra alla Rai, e sei anni dopo viene nominato inviato speciale per conto della sede Rai della Campania. È corrispondente da Napoli per il TG2 e per il GR1. Nel 1991 lavora per il TG3, per tre stagioni televisive lavora a Mediaset con Michele Santoro, dal 1996 al 1999. Poi torna in Rai. 

Nel 1988 inizia la collaborazione con Michele Santoro. Diventa caporedattore e poi vicedirettore. Collabora a diversi programmi televisivi: Samarcanda, Il rosso e il nero, Tempo reale, Moby Dick, Moby’s, Circus, Il raggio verde, Sciuscià, Annozero. Nell’ottobre del 2009, in corrispondenza di un’inchiesta sui rapporti tra mafia e Stato e dopo aver intervistato Massimo Ciancimino, riceve una lettera minatoria in cui viene minacciato di morte.

Il 31 ottobre 2011, alla scadenza del suo contratto con la Rai, segue Michele Santoro e partecipa al programma Servizio pubblico. Nel 2013 si candida nella nuova lista Rivoluzione Civile dell’ex magistrato Antonio Ingroia nelle Elezioni politiche. Inoltre è candidato governatore alle regionali del Lazio nello stesso anno, sempre per la lista Rivoluzione Civile.

Ruotolo, nel corso della campagna elettorale, al termine di un dibattito televisivo dell’8 febbraio si rifiuta di stringere la mano al candidato di CasaPound Simone Di Stefano, dichiarandosi “orgogliosamente antifascista”. 

Nel maggio del 2015 viene messo sotto scorta dopo aver ricevuto minacce da Michele Zagaria, boss dei Casalesi, a causa delle sue inchieste sul traffico di rifiuti tossici in Campania. Nei primi giorni di febbraio 2019 viene prospettata la possibilità che gli sia revocata la scorta. Dopo numerose proteste, la decisione viene sospesa il 5 febbraio successivo.

Dal 2017 collabora con il sito di informazione Fanpage.it. Nel 2018 recita come attore, impersonando sé stesso, nel film Ed è subito sera per la regia di Claudio Insegno, con Franco Nero, sulla vita di Dario Scherillo vittima innocente di camorra.

 

Vi chiediamo un sostegno aderendo alla nostra campagna di raccolta fondi per costruire da protagonisti le iniziative del 9 Maggio 2019, potete farlo tramite facebook cliccando qui, chi non ha facebook potrà farlo qui (specificando “Raccolta fondi 9 Maggio 2019”)

 

Foto da internet

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