Nel porto di Catania da quattro giorni è ormeggiata la nave Diciotti della Guardia costiera italiana con a bordo 150 di 190 migranti soccorsi al largo di Lampedusa. Due giorni fa sono stati sbarcati 27 minori non accompagnati, ma ancora sulla nave si trovano 130 eritrei, 10 provenienti dalle Isole Comore, sei bengalesi, due siriani, un egiziano ed un somalo. Alcune sono donne.
Queste persone sono fuggite dalla povertà, dalla guerra e dalle violenze inflitte dai trafficanti di esseri umani nei lager libici. Molti di loro provengono dall’Eritrea, è probabile che siano obiettori di coscienza che fuggono da un Paese dove il servizio militare è obbligatorio a tempo indeterminato, per uomini e donne. L’Unione Europea riconosce il diritto all’obiezione di coscienza e la Costituzione italiana riconosce il diritto d’asilo per casi come questi.
Purtroppo però i 150 profughi si trovano privati della possibilità di sbarcare e quindi della propria libertà. Questo per decisione del Governo italiano che sta mantenendo una linea di forza nei confronti dell’Unione Europea, a cui chiede l’intervento per la redistribuzione dei profughi, impedendone di fatto lo sbarco nell’attesa di risposte. Salvini, il Ministro dell’Interno italiano, come riportano diversi giornali, ha affermato che: “O l’Europa decide seriamente di aiutare l’Italia in concreto, a partire ad esempio dai 180 immigrati a bordo della nave Diciotti, oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare”. E sappiamo ampiamente quali violenze subirebbero queste persone recuperate in mare se fossero riportate in Libia.
Il Garante Nazionale, come riportato in un articolo pubblicato su Huffingtonpost.it, in una lettera al Ministero dell’Interno esprime “preoccupazione” per la situazione di stallo e afferma: “Le persone a bordo della nave si trovano in una condizione di privazione della libertà di fatto: senza la possibilità di libero sbarco e senza che tale impossibilità di movimento sia supportata da alcun provvedimento che definisca giuridicamente il loro stato. Ciò potrebbe configurarsi come violazione dell’articolo 13 della Costituzione e dell’articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU)”.
Intanto i profughi della Diciotti, che a quanto risulta sono costretti a dormire sul ponte, esposti alle condizioni climatiche, in situazione di sovraffollamento e di promiscuità, hanno iniziato uno sciopero della fame.
Don Armando Zappolini, che fa parte del Coordinamento Nazionale di Casa Memoria, come riporta il comunicato del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) di cui è Presidente, dichiara: “La vicenda della nave Diciotti mostra in modo evidente la deriva a cui siamo arrivati: finito il tempo delle ideologie, si usano i corpi di esseri umani per conquistare il consenso e trattare con altri soggetti politici e istituzionali”. “Il governo ha, ovviamente, il diritto di chiedere una revisione del trattato di Dublino e del modo in cui l’Unione Europea gestisce la questione migrazioni, ma questo non può avvenire sequestrando esseri umani – comprese, per parecchi giorni, persone minorenni – e violando diritti fondamentali degli esseri umani e norme essenziali degli ordinamenti giuridici internazionali. Ciò non è tollerabile.”
Ci uniamo alle parole di Don Armando e di quanti chiedono lo sbarco e la liberazione di questi nostri 150 fratelli e sorelle. Non si possono usare esseri umani in difficoltà per risolvere scontri politici, per attuare pressioni diplomatiche o per fare propaganda e ottenere consenso.
Come sempre vogliamo rimanere umani e continuare a lottare ed impegnarci per la giustizia sociale e la libertà.
Evelin Costa
Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato
Foto da internet
{jcomments on}