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Ieri siamo stati insieme a Giovanni Paparcuri all’ecovillaggio Fiori di Campo, gli abbiamo chiesto, come in tante altre occasioni, di raccontare la sua esperienza ad un gruppo di ragazzi provenienti dalla Puglia. La sua è una testimonianza diretta di chi ha dedicato la propria vita alla lotta contro la mafia: unico sopravvissuto alla strage di Via Pipitone Federico in cui è stato ucciso il giudice Rocco Chinnici di cui Paparcuri era autista, fedele collaboratore dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e poi fondatore e guida del bunkerino, il Museo Falcone e Borsellino che si trova all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo.
In questi giorni siamo venuti a conoscenza, attraverso alcuni post che Giovanni Paparcuri ha scritto sul suo profilo facebook, di alcuni problemi che ha vissuto nella sua importantissima attività antimafia che quotidianamente svolge al bunkerino, dove incontra tantissime persone. Paparcuri racconta di “essere stato circondato da ipocrisia, invidia e sospetti”, che lo hanno spinto ad allontanarsi da un luogo nel quale ha speso tantissimi anni di impegno, diventando punto di riferimento per le molte persone incontrate. Giovanni, infatti, conosce ogni documento del museo, molti sono stati conservati direttamente da lui, e li descrive con passione e con tanti importanti dettagli. E’ un grande dispiacere sapere che questo luogo non sarà gestito da Giovanni Paparcuri, la persona più adatta e competente a far conoscere il museo e la storia ad esso legata. Gli diamo la nostra solidarietà e ci auguriamo che persone come lui possano essere non isolate o messe da parte, ma valorizzate e poste nelle condizioni di svolgere il proprio importante impegno, utile e fondamentale per la collettività.
Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato

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