In questi giorni, forse perché con l’inizio del l’estate comincia la richiesta e la ricerca di lavori stagionali, vediamo nascere un dibattito, forse uno scontro tra chi critica le nuove generazioni dicendo che i giovani non vogliono più fare la gavetta svolgendo lavori che se pur sottopagati saranno utili alla loro crescita futura ed i più giovani che invece rifiutano di sacrificare le loro estati facendosi sfruttare e chiedono che siano rispettati i loro diritti. Qui non si tratta di essere fannulloni o di non voler fare sacrifici, qui si tratta di considerare il lavoro come un diritto che va rispettato e pagato. In passato forse i giovani vivevano in una dimensione che garantiva loro una speranza futura, dove il sacrificio sembrava una possibilità per costruire una carriera, ai giovani di oggi è stata tolta questa speranza: tra precariato, cervelli in fuga, raccomandazioni, delocalizzazioni, licenziamenti, poche prospettive, scarsa o assente meritocrazia, per cosa ci si dovrebbe sacrificare? Quale carriera si può costruire? Avere, a 40 anni, dopo anni di studio e lavoretti mal pagati, un ambito posto da poco più di mille euro al mese in una città lontana dove l’affitto supera lo stipendio? Perché allora sacrificare oggi la propria estate facendosi schiavizzare per 12 ore al giorno? Dobbiamo rassegnarci che la normalità sia che i giovani imparino a stare con la testa bassa e che ad esempio invece di studiare debbano intraprendere l’alternanza scuola lavoro che più che altro è un addestramento allo sfruttamento mettendo anche a rischio la vita? Ed allora diciamo basta alla retorica del sacrificio che conviene solo agli sfruttatori, e diciamo ai ragazzi che devono riprendere a sperare, che non devono rassegnarsi ed isolarsi e per farlo è necessario formarsi, sacrificarsi nello studio, ma anche tornare a lottare per i diritti. Ribellatevi affinché nessuno venga più trattato dai “padroni” come un numero, “tanto un altro disperato disposto a farsi pagare sempre meno lo trovano dopo un attimo (è così che ci hanno insegnato ad accettare tutto)”. Ed invece no, quando non ne troveranno nessuno, saranno costretti a rispettare i diritti di tutti, a rispettare il lavoro. Quindi impegno, lotta, ribellione, costruzione di una società fondata su altri valori e sviluppo di una economia alternativa sono la chiave per cambiare questo futuro e questa società capitalista e patriarcale. I giovani non vogliono essere tutti influencer, calciatori e stare in poltrona a non fare nulla, ne vediamo tanti carichi di passione ed idealità, i giovani hanno solo bisogno di tornare a lottare, di esprimere la propria creatività e di avere il diritto alla dignità e alla felicità.

foto da internet (fanpage)