Sono trascorsi trent’anni dall’omicidio mafioso di Don Pino Puglisi. Compiva cinquantasei anni quel 15 settembre del 1993, giorno in cui veniva ucciso con un colpo di pistola con un colpo alla nuca a Brancaccio, quartiere di Palermo dove era nato e dove svolgeva la sua opera pastorale ed educativa. Cercava di non far entrare nel vortice mafioso i giovani che vivevano in un ambiente sociale e culturale che esaltava la mafia, toglieva dai pericoli della strada i bambini attraverso attività e giochi, per impartire loro idee e valori differenti che si basavano sul rispetto della legge e del bene comune. Durante le sue omelie si rivolgeva ai mafiosi del quartiere, ma il fastidio più grande che diede alla mafia fu proprio quello di sottrarre i bambini alla mafia e dare loro un’alternativa culturale.

Per l’efferato omicidio che ebbe tutte le caratteristiche delle esecuzioni mafiose, sono stati condannati come mandanti i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, ed anche i componenti del commando che aspettò sotto casa Don Pino per ucciderlo, tra cui Salvatore Grigoli, successivamente divenuto collaboratore di giustizia. Il 25 maggio 2013 don Puglisi è stato proclamato beato.

“A questo può servire parlare di mafia, parlarne spesso, in modo capillare, a scuola: è una battaglia contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi.”

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