Abbiamo provato un grande sdegno in seguito all’esito di alcuni casi giudiziari che in questi anni sono stati caratterizzati da depistaggi e inganni con il tentativo di cancellazione della verità e la conseguente negazione della Giustizia. Paolo Borsellino, Giulio Regeni e Serena Mollicone, vittime di delitti efferati e protagonisti di storie molto diverse che però hanno in comune una “ferita di Giustizia” che ha colpito la loro memoria, i loro familiari, ma anche tutte quelle persone che chiedono di vivere in uno Stato che garantisca i diritti fondamentali.

Uno Stato che non riesce a garantire verità e giustizia non può essere considerato libero e dignitoso, uno Stato che preferisce cancellare la memoria storica, che rischia di rendersi complice di crimini, che lascia impuniti depistatori, che  non riconosce i propri errori, che sembra indifferente anche nei confronti di chi, come il Giudice Paolo Borsellino, ha difeso con l’estremo sacrificio quelle Istituzioni che meritevolmente  rappresentava, è uno Stato incapace di preservare la democrazia e quei valori su cui si fonda la nostra Costituzione, sembra essere invece uno Stato dal volto reazionario e liberticida tipico dei regimi, velato da una inquietante e dolorosa ipocrisia.

In questi giorni è arrivata la notizia della prescrizione per due dei tre poliziotti imputati per aver depistato le indagini sulla strage di Via D’Amelio e l’assoluzione per il terzo. Quello che è stato definito “il più colossale depistaggio della storia d’Italia”, dove è stato costruito ad arte un falso pentito, Scarantino, resta senza responsabili.

Altra notizia l’assoluzione in primo grado di tutti gli imputati nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone, diciottenne di Arce, trovata morta, con mani e piedi legati, nel bosco dell’Anitrella nel 2001. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, la ragazza sarebbe stata aggredita nella caserma dei Carabinieri guidata all’epoca dal maresciallo Mottola. Tre componenti della famiglia Mottola e l’allora vicemaresciallo Quatrale erano accusati di concorso in omicidio, mentre l’appuntato Suprano era accusato di favoreggiamento. Tutti assolti. Anche questa storia è stata segnata da depistaggi. Al momento questa morte così drammatica di una ragazza giovanissima resta senza responsabili.

Concludiamo con la notizia relativa allo stop al processo per il sequestro, le torture e la morte di Giulio Regeni. Un processo che non si potrà tenere fin quando l’Egitto non fornirà gli indirizzi dei quattro imputati, tutti agenti della National security, il servizio segreto civile egiziano, in modo da notificare loro gli atti, o fin quando l’Italia non deciderà di cambiare una legge che sembra “garantire l’impunità degli imputati”. Lo ha deciso la Corte di Cassazione esaminando il ricorso del procuratore aggiunto di Roma, che aveva impugnato la decisione della Corte di assise di Roma con la quale veniva sospeso il processo fino alla notifica degli atti. Paola e Claudio, i genitori di Giulio, parlano di “ferita di Giustizia” e di un “male abnorme inflitto a Giulio”, un ragazzo che oltre alle torture e alla morte ha subito in questi anni infamie e depistaggi.

Siamo con i familiari di Paolo Borsellino, di Serena Mollicone, di Giulio Regeni e con tutti coloro che ancora aspettano verità e giustizia. Sappiamo bene cosa significa perchè lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Vogliamo vivere in uno Stato libero, democratico, che faccia luce sulle verità scomode e garantisca i diritti umani e la giustizia per tutti. Continueremo a impegnarci e a batterci per questo, senza mai fermarci.

Giovanni Impastato