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Il giornalista Paolo Borrometi, amico di Casa Memoria presente a Cinisi durante le giornate di Maggio dedicate a Peppino Impastato con il suo libro “Un morto ogni tanto”, in questi giorni ha raccontato il doloroso caso dei due cuginetti di Vittoria (RG) investiti e uccisi da un’auto di grossa cilindrata guidata da Rosario Greco, figlio di Elio Greco il “re degli imballaggi” di Vittoria affiliato a un clan mafioso. Il giovane Greco, dopo aver assunto alcool e stupefacenti, correva a grande velocità nelle strade del paese causando il terribile incidente. Con lui nell’auto erano presenti altri figli di mafiosi o pregiudicati che dopo l’incidente si erano dati alla fuga senza prestare soccorso. Le forze di polizia hanno arrestato tutti poco dopo.

 

Purtroppo Alessio e Simone di 11 e 12 anni non ce l’hanno fatta e tutta la vicinanza va alle famiglie colpite da questo immenso dolore.

 

Paolo Borrometi, oltre ad aver raccontato l’arroganza di chi crede di avere il dominio su tutto, mettendo a rischio la vita di persone ed anche bambini, ha anche denunciato una ulteriore follia in questo episodio. Ecco le sue parole in un post su facebook: “La follia nella follia. Fermate questo scempio, intervenite per evitare che i funerali del piccolo Alessio D’Antonio possano essere fatti da un amico di chi lo ha ucciso. Hanno affidato il funerale del piccolo bimbo, all’Agenzia funebre del delinquente Maurizio Cutello. Cutello era socio in affari con il capomafia Titta Ventura e con il figlio Angelo detto u checco e venne arrestato per questo. Lo stesso Angelo Ventura che è stato denunciato e che era nella macchina che ha ucciso il bimbo. Vi prego intervenite. Vittoria non può essere la città delle contraddizioni a tal punto. Fate qualcosa. Non profanate la memoria del piccolo Alessio. Evitiamo almeno questo scempio! Paolo Borrometi“.

 

In seguito a queste denunce Paolo è stato minacciato sui social da amici e parenti di questi pregiudicati: “Borrometi è lo schifo della terra” e “si dovrebbe vergognare” perché ha riportato i nomi di chi è scappato.

 

Paolo Borrometi è un vero giornalista, uno di quelli che denunciano i mafiosi facendo nomi e cognomi, vive sotto scorta da anni ed ha subito delle aggressioni e minacce, ma continua a scrivere la verità. Adesso fa appello allo Stato affermando: “…se un suv passa a 160 chilometri orari in una stradina così piccola vuol dire che questi delinquenti fanno quello che vogliono. E le istituzioni da un lato sono disarmate, ci vuole forte la presenza dello Stato, con uomini, con mezzi (se necessario anche con l’esercito) e con la cultura. Altrimenti il rischio è che quando passerà questo coinvolgimento emotivo noi piangiamo l’ennesimo morto”.

 

Oggi Paolo ha denunciato un altro caso simile al precedente, quello di Martina Aprile che a Scicli, sempre in provincia di Ragusa, è stata investita e uccisa da un uomo con “precedenti” che guidava sotto l’effetto (come riferiscono gli investigatori) di cocaina e metadone. Il giornalista ha anche pubblicamente ringraziato le forze dell’ordine ed ha detto che continuerà a mettere luce su questi casi affinchè non si spenga l’attenzione e tutto rimanga uguale come sempre.

 

Diamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza a Paolo Borrometi che continua a svolgere con onestà e coraggio il suo mestiere di Giornalista. E’ necessario il sostegno di tutti: giornalisti, editori, associazioni, scuole, forze dell’ordine, politica, di chi si impegna nel sociale, della società civile tutta, perché non lasci da solo chi si impegna per raccontarci la verità. Una società migliore si può costruire solo con il cambiamento ed il coinvolgimento di tutti, sconfiggendo in primo luogo l’indifferenza, il fatalismo e la rassegnazione.

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