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La canzone è firmata dall’attrice Annalisa Insardà ed è intitolata “…e sale quanto basta”. In anteprima sul nostro sito il video del singolo che sarà distribuito prossimamente

E’ intitolata “… e sale quanto basta” la canzone di Annalisa Insardà ispirata a Peppino Impastato. L’attrice, protagonista di tanti ruoli nel cinema, nel teatro e in televisione, l’aveva cantata per la prima volta nella serata finale del 9 maggio dopo aver messo in scena il suo spettacolo “Reality shock”.
Oggi abbiamo l’onore di pubblicare in anteprima il video del singolo che sarà distribuito attraverso tante altre realtà e troverà spazio nel prossimo disco del cantautore Carmine Torchia. Ad Annalisa Insardà, che ha risposto con molta disponibilità alle nostre domande, va il nostro sentito ed emozionato “grazie”

 

 

 

Come è nata questa canzone e perché hai pensato di ispirarti a Peppino?

Quando mi chiesero di mettere in scena “Reality shock” per la commemorazione di Peppino, mi resi conto che, dopo quasi quattro anni di tournée, quella sarebbe stata la prima volta in cui mi sarei trovata a “casa” di una vittima di mafia, in un luogo riconosciuto, oramai internazionalmente, come luogo di azione contro il sopruso della criminalità organizzata. Il mio è uno spettacolo che parla sì di privazione di libertà, ma nei suoi molteplici aspetti, ma di mafia (a parte non parlare nello specifico di Peppino) parla in un unico monologo e per giunta antifrastico. Dunque ho pensato che per ringraziare Cinisi dell’ospitalità, avrei dovuto, come si conviene ad un’attenta ospite che riceve un gradito invito, presentarmi con un dono. Da qui nasce l’idea della canzone, che ricordo di aver cantato alla fine di un reading faticosissimo – quale è il mio – con una forza e una partecipazione emotiva impensabili dopo tutte le energie spese per lo spettacolo.
Vivo ancora dentro quell’emozione.

Perché hai scelto il titolo “… e sale quanto basta”?
Perché la canzone si compone di due parti: una storica e una che rappresenta, nel mio immaginario, la ricetta secondo cui Dio avrebbe previsto di “sfornare” (giustappunto) non semplicemente un essere umano, ma un essere umano cosciente. Essendo appunto una ricetta, nella canzone sono indicati i diversi ingredienti necessari per una buona riuscita del “prodotto”. E come in ogni ricetta che si rispetti, l’indicazione finale inserita in calce al procedimento di preparazione è: “e sale quanto basta”. Da qui il titolo. 

La canzone sarà un singolo o farà parte di una compilation? Come la distribuirete?
La canzone ci auguriamo raggiunga tutte le associazioni, le scuole, i movimenti che nel nome di Peppino Impastato, e non solo, lavorano costantemente nelle maglie della società, intervenendo soprattutto laddove le istituzioni sono maggiormente assenti. Speriamo diventi un inno alla libertà e alla giustizia. In più entrerà nel prossimo disco dell’amico e raffinato cantautore Carmine Torchia, autore delle musiche e dell’arrangiamento di “… e sale quanto basta”.

Cosa ha significato per te portare il tuo spettacolo “Reality shock” a Cinisi proprio in occasione della ricorrenza del 9 maggio, data importante per la memoria nel ricordo di Peppino Impasto?
Bella domanda! Il significato per me di tutto questo è da indagare in molteplici aspetti. Sono nata nel ’78. Io nascevo, lui veniva ucciso. Appartengo a un anno inviso a molti, specie a quelli che lo hanno conosciuto e amato. Poi ognuno di noi si porta dietro, inevitabilmente, il contesto storico nel quale nasce, il sistema dentro il quale cresce e la cultura sociale dentro cui si forma. Alcune persone che conosco non festeggiano il loro compleanno perché hanno la stessa data di eventi funesti, sentendo di non dover ricordare con gioia la loro venuta al mondo perché concomitante con omicidi, stragi o azioni violente. Ma, a volte, le nostre vestigia o le coincidenze che ci riguardano, possono essere il motore che detta il cambiamento. Io crescevo mentre il potere mafioso decideva di far saltare in aria questo o quel giudice, quando non si capiva bene chi fosse Stato e chi fosse anti-Stato, con buona pace di quella parte delle istituzioni malamente colluse. E dunque: seguire il flusso o cambiare direzione? Assoggettarsi o reagire? Del resto Peppino fu il primo ad abiurare un destino potenzialmente già scritto considerata la sua provenienza. Essere a Cinisi il 9 maggio è equivalso a partecipare al cambiamento, a dichiarare, con maggiore valore simbolico, il lato della barricata dalla quale si decide di stare, a sposare la causa delle vittime, specie quando queste sono innocenti o quando sono colpevoli di tentare di combattere il puzzo del compromesso, della vessazione, del sopruso, dell’ingiustizia sociale

Che ruolo ha l’impegno civile nella tua vita e nella tua arte?
Io credo fermamente che l’arte sia e debba essere rivoluzionaria. E mettere la propria arte al servizio di una rivoluzione culturale, di una rivoluzione gentile ma determinata, rende il lavoro socialmente efficace, la mente ispirata e l’animo predisposto al bene. Riuscire a coniugare impegno civile e arte rischia di farmi essere felice.

Come il teatro può contribuire ad attivare memoria e impegno su temi civili e sociali?
A mio avviso il teatro è certamente il metodo più efficace per raggiungere e toccare le corde sensibili di un individuo. E tutto questo per una serie di ragioni sintetizzabili nella peculiarità che il linguaggio teatrale ha di aggirare la parte conscia del nostro cervello (che, in quanto tale, potrebbe anche essere resistente rispetto al tipo di argomento trattato), per raggiungere quella inconscia, quella emotiva, che recepisce a prescindere dalla nostra volontà. Il teatro non racconta di fatti come se questi fossero già accaduti, allontanandoli dal presente, ma come se accadessero in quel preciso momento, cosa questa che amplifica l’empatia dello spettatore che partecipa alle vicende dei personaggi in modo diretto. Ed è proprio questo meccanismo che scatena quella contagiosa emotività che consente al teatro di toccare e modificare le coscienze. Il teatro è il grande artificiere che può disinnescare i meccanismi di distruzione sociale.

Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato

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