In questi giorni tante proteste popolari stanno attraversando il Sud America.

A Santiago del Cile, venerdì 25 ottobre, dopo giorni e giorni di mobilitazioni, un milione di persone hanno manifestato pacificamente contro le disuguaglianze nel paese e contro il governo guidato dal conservatore Sebastian Piñera, di cui i manifestanti chiedevano le dimissioni.

La protesta è nata due settimane fa a causa della decisione del governo di aumentare il costo della metropolitana di Santiago da 800 a 830 pesos cileni. Questa misura antipopolare ha causato rabbia e sconcerto soprattutto nei giovani, facendo esplodere un malessere covato da tempo, il Cile è infatti il paese più ricco del Sudamerica, ma anche il più diseguale, il welfare è inesistente e nessun governo è stato in grado di ridurre l’elevata disuguaglianza nella distribuzione dei redditi.

Il 7 ottobre tante persone, guidate dagli studenti dei licei, sono entrate in massa nelle stazioni della metropolitana senza pagare il biglietto. Denunciavano anche la “mancanza di risorse” nell’istruzione cilena. Le manifestazioni si sono poi estese anche ad altri settori della società. Ne sono scaturiti scontri e proteste pacifiche, anche quelle con pentole e stoviglie (“cacerolazos”).

Il governo ha risposto con una forte repressione dando poteri straordinari a polizia ed esercito, dichiarando lo stato d’emergenza con militari che pattugliavano le strade; tante le cariche della polizia e l’uso di gas lacrimogeni, il governo ha dichiarato il coprifuoco a Santiago ed in altre grandi città cilene, come Concepción e Valparaíso dove erano cominciate nuove proteste. Tutte misure repressive che ricordano gli anni bui della dittatura di Pinochet.

In seguito agli scontri si contano 18 morti, centinaia di feriti e settemila arresti.

Dopo la grandissima manifestazione pacifica di venerdì, giornata definita “storica” da tanti, Sebastian Piñera ha dovuto prendere atto di quanto accaduto, non si è dimesso, ma ha revocato il coprifuoco a Santiago e annunciato un rimpasto di governo, dicendo che raccoglierà le lamentele del popolo. Bisognerà vedere cosa avverrà, ma intanto non è possibile accettare la grande limitazione delle libertà che è stata attuata. Si dovrà capire cosa è veramente avvenuto durante le proteste, il sito in lingua spagnola Diario Digital Femenino, ad esempio, ha raccolto la testimonianza di Sumargui Vergara, una sociologa cilena che ha raccontato che la polizia, impegnata nella repressione della protesta civile, si sarebbe macchiata di crimini tra cui anche la violenza sessuale delle donne detenute. Ha affermato: “Stanno succedendo molte cose, le donne detenute hanno dichiarato di essere state violentate. Ma non ci sono registri, non possono difendersi perché è tutto irregolare. Con la scusa del coprifuoco arrestano chiunque, a qualsiasi ora”. Ha affermato anche che è stata attuata una campagna di terrore nella quale il governo ha cercato di nascondere le violenze contro la popolazione civile “La tv mostra solo i saccheggi nei supermercati, sta succedendo molto di più. È una campagna di terrore. Ma stiamo cercando di diffondere queste informazioni via Internet”.

Intanto anche in Ecuador dal 3 ottobre sono cominciate proteste contro la decisione del presidente Lenín Moreno di revocare i sussidi per il carburante. Anche in questo paese negli scontri sono già morte due persone.

Un malcontento che si sta diffondendo anche in Perù, Bolivia e rischia di esplodere anche in Argentina, causato dal fallimento delle politiche neoliberiste e populiste e dalla crisi della globalizzazione che ha mostrato da tempo tutti i suoi limiti. La risposta dei governi alla propria incapacità politica sembra essere solo la repressione militare delle proteste.

Bisognerebbe prendere atto del grande fallimento politico ed economico globale che colpisce le popolazioni del Sud America, e che sta mostrando i suoi risultati in tutto il resto del mondo, Europa e USA inclusi. Gravi sono le difficoltà economiche che affliggono le popolazioni, il malcontento non potrà essere per sempre nascosto, né represso, servono nuove risposte sociali e dal basso, che partano da un’idea di solidarietà, uguaglianza e  giustizia sociale.

Evelin Costa

Casa Memoria

foto da internet

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