foto di manifestanti
foto da internet

Diamo sostegno a studenti e studentesse scesi in piazza in tutta Italia dopo che il giovane Lorenzo Parelli è morto, ucciso da una trave di acciaio mentre svolgeva l’apprendistato in una fabbrica in provincia di Udine.  Contestiamo, uniti ai manifestanti, l’alternanza scuola lavoro, anche detta PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), che fa parte di quella riforma  promossa dal Governo Renzi che la definì “Buona Scuola” e che invece ha rappresentato il disfacimento della scuola italiana (già iniziato con precedenti riforme): da luogo di formazione e crescita umana e culturale, si è trasformata sempre più in azienda, dove imparare le logiche del ricatto e dello sfruttamento insite nel sistema capitalista, liberista e globalizzato, un luogo in cui gli studenti rischiano addirittura la loro stessa incolumità, sappiamo infatti che c’è in atto una vera strage quotidiana di lavoratori e lavoratrici causata dalla mancata sicurezza che permane laddove la vita conta meno del profitto.

Secondo la Rete degli Studenti Medi, la mobilitazione ha coinvolto 100 mila persone in più di 40 piazze in tutta Italia. In 5 mila sono arrivati in corteo sotto al ministero dell’Istruzione a Roma. Altre manifestazioni ci sono state a Milano, Palermo, Genova, Bari, Venezia, Firenze, Perugia e in altre città.

I manifestanti, tra cui moltissimi minorenni, hanno subito una forte repressione da parte delle forze dell’ordine, dimostrata da alcuni video in cui si vedono i volti insanguinati degli studenti. Chiediamo alle istituzioni di dare maggiore ascolto a questi giovani e al loro urlo che dice: “Più formazione, meno sfruttamento, di scuola – lavoro non si può morire”.

Chiediamo di fermare la repressione nei confronti degli studenti e studentesse che manifestano per il loro presente e futuro, che è anche il futuro dell’intera società, chiediamo sicurezza sul lavoro e che la scuola formi esseri liberi e pensanti, capaci di sviluppare una coscienza critica ed una consapevolezza di sé e del mondo, per costruire una società migliore. Lo chiediamo anche in nome di Peppino Impastato che, ancora giovanissimo, disse no alla mafia, all’oppressione, allo sfruttamento, lottò in difesa dei lavoratori edili e dei contadini, per i diritti e per il rispetto della dignità umana, ci auguriamo che il suo esempio viva nelle lotte, nella formazione e nelle speranze delle giovani generazioni.

Casa Memoria Impastato